La professione
Il segreto professionale
È ancora lecito oggigiorno, in un'analisi che non voglia indulgere alla facile retorica e che intenda invece prendere consapevolmente atto del radicale mutamento - organizzativo, strutturale e, in un certo senso, anche e soprattutto culturale - dell'attuale realtà sanitaria rispetto a quella di una decina di anni addietro, parlare del segreto professionale nei termini, come si sottolineava in un importante contributo di oltre quaranta anni fa, di "pietra angolare dell'esercizio professionale" e di prerogativa della professione che più ha sollecitato il senso di responsabilità etica e morale del medico?
E, all'estremo opposto, si può invece affermare che le esigenze pubbliche hanno ormai finito con il corrodere le basi e il significato stesso del rispetto della riservatezza nell'ambito del rapporto privatistico medico-paziente (rapporto della cui sopravvivenza, proprio per questo motivo, molto si dubita), fino a fare del tema in questione, come è stato provocatoriamente scritto, un "concetto decrepito "?
Segreto deve allora essere ritenuto ciò che non è comunemente noto, che fa ragionevolmente parte dell'intimità dell'individuo, del suo modo di vivere e del suo modo di essere non ovviamente palesi, non destinati comunque all'altrui comune conoscenza, di cui il sanitario abbia nozione a motivo della sua attività professionale.
Quanto sopra elabora un'analogia, che sembra pertinente nell'approccio definitorio alla nozione di segreto, con la nozione di dati sensibili di cui all'art.22 della Legge n.675/1996.
Documenti
  •  Il medico ed il segreto professionale
  •  La violazione del segreto professionale
  • Consenso informato
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