Medicina e responsabilità: verso nuove regole?
Data:
4 Aprile 2005
Medicina e responsabilità: verso nuove regole?
Debbo dire che gli Ordini dei Medici sono particolarmente sensibili a questa problematica, dato il fenomeno della sempre maggior colpevolizzazione dell’atto medico, ove troppo spesso il medico è il capro espiatorio di carenze strutturali e organizzative, più che un diretto responsabile.
Vedi per esempio l’attuale episodio avvenuto all’Ospedale San Raffaele di Milano ove un paziente operato all’anca rivendica un risarcimento per una disfonia insorta, secondo il querelante, nel postoperatorio, tacendo però che poco tempo prima del suo ricovero all’Ospedale San Raffaele era stato operato per tale motivo in altro ospedale.
Intanto però medici e ente sono stati citati in giudizio e una informazione di stampa ha evidenziato l’episodio come “malasanità”, sorvolando il tentativo di richiesta risarcitoria a fondo speculativo fondato su presupposti distorti o quantomeno errati.
In passato, è vero, troppo spesso il medico si sentiva il padrone assoluto della salute del suo assistito, ora invece è l’assistito che ha il potere decisionale sull’atto medico proposto e illustrato nei dettagli.
Tuttavia, quando l’intervento del medico non soddisfa l’aspettativa, il paziente legato al medico da un rapporto di amore e odio è troppo spesso portato a chiedere un risarcimento.
Ma è un risarcimento per danni dovuti a effettiva malpratice o piuttosto lo sfogo di non aver ottenuto il risultato desiderato ovvero la speranza di ottenere dei soldi? e intanto la stampa amplifica e riporta spesso notizie riferite al giornalista in maniera distorta e così molti altri si sentono portati a rivendicare un indenizzo, anche perchè chiedere non costa nulla e qualcosa si può sempre ottenere e comunque quasi mai viene fatta una contro querela che in caso di ingiusta rivendicazione, specialmente se in malafede, potrebbe ristorare il danno di immagine del professionista o dell’ente o, quantomeno, dissuadere a rivendicazioni non giuste.
Ricordiamoci che il rapporto medico-ammalato è regolato da un contratto d’opera intellettuale in cui la obbligazione da parte del professionista è di mezzi e non di risultato: il medico si impegna a fornire nei confronti del paziente la propria opera diligente ed esperta, senza peraltro dover garantire il risultato, con la sola eccezione della chirurgia estetica.
Tuttavia, la giurisprudenza se da un lato ha ristretto a casi difficili l’esonero di responsabilità per imperizia, dall’altro ha introdotto anche il concetto di presunzione di colpa se il risultato, inteso come regressione clinica della patologia secondo quanto statisticamente prevedibile, non è raggiunto.
Da qui la possibilità nel futuro di un rigetto a certe prestazioni di particolare impegno o pericolosità, se si consoliderà il fenomeno pretestativo, molte volte di semplice speculazione dei pazienti o dei parenti.
E poichè il fenomeno della responsabilità civile per danni causati nell’esercizio della professione medica sta diventando, anche in Italia, una realtà che non può essere ignorata, io getto una proposta:
perchè non istituire un giurì composto, per esempio, da un medico legale, da un medico specialista del campo specifico, da un magistrato, da un avvocato, magari anche da un perito assicurativo, che in caso di malpratice giudichi se c’è una effetiva colpa da parte dell’operatore per negligenza, imperizia, imprudenza o mancanza di rispetto delle norme e dei regolamenti con l’impegno in caso affermativo dell’equo indennizzo da parte dell’assicurazione o all’incolpato, ma in caso contrario un altrettanto impegno alla difesa estrema con ogni mezzo del giusto operato.
Inoltre, poichè molte delle attuali normative assicurative prevedono che il riconoscimento civile sia consegueziale ad un riconoscimento penale, sarebbe opportuno che il legislatore scindesse il risarcimento del danno da malpratice dal procedimento penale.
Sono proposte gettate sul tavolo nel tema di una tavola rotonda ad un Congresso Internazionale organizzato dal CIRGIS e riportato sugli atti dello stesso convegno e poi ribattuto ad un Convegno del Rotary Interclub a Milano.
Tali proposte sono sicuramente da ponderare e perfezionare, ma sopratutto mi chiedo:
NELLA MALASANITÀ PERCHÈ IL MEDICO DEVE ESSERE SEMPRE IL COLPEVOLE? O ALMENO ETICHETTATO E PRESUPPOSTO COME TALE?
Ultimo aggiornamento
4 Aprile 2005, 09:20