Le pensioni complementari

Data:
1 Luglio 2005

Le pensioni complementari

Medici dipendenti: Nella capitalizzazione previdenziale bisogna trovare un investimento che oltre a dare la rendita difenda il capitale dalla svalutazione

Le pensioni complementari

La riforma del sistema previdenziale del 1995 (legge 335) al fine di ridurre lo squilibrio finanziario determinato dall’erogazione delle pensioni obbligatorie (INPS per i lavoratori del settore privato e INPDAP per i lavoratori del settore pubblico) ha introdotto nuove modalità di calcolo delle rendite passando dal sistema retributivo (pensione calcolata sulla retribuzione degli ultimi 5/10 anni) a quello contributivo (pensione calcolata sul totale dei contributi versati in tutta la vita lavorativa).
Questa riforma ha già ridotto le prestazioni, soprattutto nel pubblico impiego, ma il giro di vite non è ancora finito e si prospettano ulteriori tagli alle pensioni dei lavoratori dipendenti.

Le future pensioni col nuovo sistema di calcolo garantiranno una copertura sempre più limitata e il lavoratore dovrà provvedere quindi per la sicurezza della propria vecchiaia con una previdenza integrativa con fondi pensione aziendali e di categoria oppure in regime individuale con polizze vita e prodotti misti.

La previdenza complementare a regime collettivo dovrebbe garantire ai lavoratori la possibilità di acquisire, con 30-40 anni di partecipazione ai fondi pensione, trattamenti aggiuntivi nell’ordine dal 15-25 % dell’ultima retribuzione.

Pertanto specialmente il giovane lavoratore, tenendo presente i vuoti della copertura della previdenza obbligatoria dovrà pensare a costruirsi una rendita ad integrazione della pensione fortemente depauperata.

Links & allegati

Approfondimenti ed ulteriori chiarimenti

Ultimo aggiornamento

1 Luglio 2005, 12:17