Approvato il nuovo Codice Deontologico: il medico “unico interprete” del progetto di cura
Data:
22 Dicembre 2006
APPROVATO IL NUOVO CODICE DEONTOLOGICO
il medico “unico interprete” del progetto di cura
Venerdì 15 dicembre 2006 è stato approvato, dal Consiglio Nazionale della Federaziona Nazionale degli Ordini, il nuovo Codice Deontologico. Dal Presidente FNOMCeO, ai Presidenti di tutti gli Ordini d’Italia, è stato sottolineato che le nuove regole – 8 anni dopo il precedente Codice – sono state ampiamente condivise ed erano molto attese. Oltre un anno e mezzo di lavoro per produrre 75 articoli e una “disposizione finale”, in cui si riafferma la centralità del ruolo del medico.
Il nuovo Codice, composto da 73 articoli, oltre ai tradizionali precetti deontologici , tra i quali quelli che ribadiscono il fermo “no” all’eutanasia e all’accanimento terapeutico, detta linee di indirizzo vincolanti per tutti i medici italiani in tema di educazione alla salute e rapporti con l’ambiente, sulla sicurezza del paziente e la prevenzione del rischio clinico, sulla donazione e sui trapianti di organi, tessuti e cellule, sull’abusivismo e prestanomismo.
Per la prima volta al Codice deontologico sono allegati due regolamenti riguardanti aspetti fondanti dell’esercizio della professione medica quali la pubblicità sanitaria e il conflitto di interesse.
Il Consiglio Nazionale ha voluto ridisegnare un Codice avendo come fine ambizioso quello di renderlo, per così dire, proiettato nel prossimo futuro, sviluppando quelle tematiche che inevitabilmente entreranno a far parte del bagaglio culturale e professionale dei medici italiani, con particolare riferimento al ruolo del medico nel più volte rivendicato “governo clinico”, sia all’interno delle strutture ospedaliere che nell’assistenza primaria; alla gestione della formazione continua, all’appropriatezza delle cure, alla verifica dei risultati e all’analisi degli errori, per finire alla gestione delle risorse a fronte delle aumentate esigenze di salute dei cittadini.
Non si è trattato quindi di un intervento di “maquillage” del Codice del 1998, per alcuni aspetti avveniristico, piuttosto si è cercato di realizzare un documento che ribadisca con forza il concetto che nella tutela della salute il medico è comunque portatore di un progetto, dove la cura della malattia è saldamente correlata al rapporto di fiducia con il proprio paziente.
Già l’articolazione del Codice fornisce un’idea della complessità dei temi affrontati e dà il senso del grande lavoro svolto per fornire risposte positive alle domande provenienti dai cittadini, non necessariamente malati, e dalla società. Temi come la libertà, l’indipendenza e la dignità della professione medica, come l’educazione alla salute, come la qualità professionale e gestionale sono trattari nel nuovo Codice. Ma anche i limiti dell’attività professionale, il segreto professionale, la riservatezza dei dati personali, il trattamento dei dati sensibili. E’ trattata poi la parte relativa agli accertamenti diagnostici e ai trattamenti terapeutici, la sicurezza del paziente e la prevenzione del rischio clinico, le pratiche non convenzionali, per arrivare poi all’accanimento diagnostico-terapeutico e all’eutanasia. Due punti su cui è in questi giorni concentrata l’attenzione dell’opinione pubblica, soprattutto per il caso Welby. Per quanto attiene all’accanimento terapeutico, il Codice afferma: “Il medico, anche tenendo conto della volontà del paziente laddove espresse, deve astenersi dall’ostinazione in trattamenti diagnostici e terapeutici da cui non si possa fondatamente attendere un beneficio per la salute del malato e/o un miglioramento della qualità della vita”. Circa l’eutanasia, “il medico, anche su richiesta del malato, non deve effettuare né favorire trattamenti finalizzati a provocarne la morte”.
Il Codice affronta poi i temi degli obblighi professionali. Tra essi l’aggiornamento e la formazione permanente, nonché le regole generali di comportamento nei rapporti con il cittadino e con terzi, nonché i rapporti con i colleghi e con il SSN. Si tratta, evidentemente, di “un documento di grande valenza e di grande complessità”. Questo è stato il commento prevalente dei Presidenti degli Ordini durante i lavori del Consiglio Nazionale. Tutti hanno sottolineato la grande partecipazione e il livello alto del dibattito su temi di interesse dei medici e dei cittadini, compresi quelli sull’inizio e sulla fine della vita. Tutti hanno rilevato la grande sensibilità e dedizione con cui il Codice è stato elaborato e infine approvato, articolo per articolo.
Un Codice che, unitamente alle linee-guida su conflitto di interesse e su pubblicità dell’informazione sanitaria, è destinato a segnare profondamente l’evoluzione della professione medica nel nostro Paese. In tal senso, il Codice rafforza la centralità del ruolo del medico, che diventa “portatore di un progetto di cura”, come affermato più volte dal Presidente della FNOMCeO.
Codice di Deontologia Medica 2006
Ultimo aggiornamento
22 Dicembre 2006, 09:31